L’etichetta ambientale obbligatoria nel packaging
Dal 1 gennaio 2023, dopo mille rinvii, entrerà in vigore una nuova normativa relativa all’obbligo di etichettatura ambientale di tutti gli imballaggi, ovvero sarà necessario indicare sull’imballo un identificativo che specifichi i materiali con cui esso è stato prodotto e quale è la corretta gestione di fine vita e smaltimento dello stesso, per il consumatore finale. Riferimento di legge
Ogni imballaggio dovrà quindi essere munito della propria etichetta che avrà la funzione di indicare al consumatore in maniera intuitiva e anche visuale la natura del materiale dell’imballo e, al contempo, di facilitarne l’utilizzo, la raccolta o lo smaltimento e il suo eventuale riciclo. L’apposizione di tale etichetta sarà obbligatoria su tutto il territorio nazionale e andrà applicata su tutte le parti separabili manualmente (ad esempio coperchio e vasetto).
Potrà essere presente un codice alfanumerico e l’indicazione sul tipo di materiale, se l’imballo potrà essere smaltito attraverso la raccolta differenziata o indifferenziata e, nel primo caso, anche la precisazione su come smaltire l’imballo stesso (umido, carta, plastica, ferro e metalli, ecc.)
Per quale ragione è stata introdotta l’etichetta ambientale?
Negli ultimi vent’anni gli imballaggi dei prodotti di consumo sono aumentati in modo esponenziale e sconsiderato, basti vedere come al supermercato siano disposte in bella mostra file di confezioni che contengono frutta e verdura già pesate e porzionate, che non avrebbero necessità di essere imballate se non per velocizzarne il processo d’acquisto.
La vita frenetica che ci troviamo a condurre quotidianamente ci richiede di ottimizzare al massimo il nostro tempo e dunque anche trovare un prodotto già pronto per finire nel nostro carrello, può rappresentare un risparmio in questi termini.
La conseguenza diretta del ripetersi di tali atteggiamenti comporta il fatto che il consumatore si ritrovi a dover smaltire moltissimi imballaggi, a volte di plastica, polistirolo, cartone…
Un’errata informazione e conoscenza del tipo di differenziazione da attuare, può portare il soggetto a non differenziare o a differenziare in maniera errata.
Tutto ciò a scapito dell’ambiente, dove spesso i contenitori si riversano senza trovare una giusta destinazione.
Ovviamente le conseguenze di tale scempio sono ormai note e ne sono esempio l’attenzione degli ambientalisti, dei consumatori stessi, ma anche e soprattutto delle imprese produttrici di materiale d’imballaggio. Infatti, le aziende produttrici sono da anni orientate verso la ricerca di nuovi materiali e scelgono il loro packaging design per garantire una maggior sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Si auspica di trovare una soluzione giusta e condivisa del problema.
L’etichetta ambientale verrà a breve introdotta per far fronte a questa problematica e cercherà di risolvere tutti i dubbi sul packaging. Ci si augura che la maggior facilità nel capire come differenziare, possa portare il consumatore a mettere in pratica uno smaltimento più consapevole e corretto.
È pur vero che gli imballaggi, una volta utilizzati, creano rifiuti e di conseguenza, la possibilità di smaltire gli stessi con semplicità avvalorerà, agli occhi del cliente, la buona immagine dell’azienda che ha scelto di rispettare l’ambiente.
Packaging ecosostenibile, perché?
Il 77% dei consumatori a livello mondiale afferma che la sostenibilità sia importante e il 54% di essi ammette di preferire un acquisto sostenibile ove possibile. FONTE DATI
Affidarsi ad un’impresa che investe nella ricerca dei materiali per il confezionamento dei propri prodotti, che sia sensibile ad un’economia circolare, dove anche lo scarto di produzione può essere immesso nuovamente nei processi produttivi sotto nuova forma, può essere una scelta che ripaga sotto molti aspetti.
Un involucro che rispetti l’ambiente ha spesso una maggiore visibilità e un apprezzamento superiore, per questo sempre più aziende scelgono di confezionare i propri prodotti con nuovi materiali più eco sostenibili. Le scatole in cartone, ad esempio, possono essere realizzate in materiale già riciclato ma non per questo sono più fragili. Lo sviluppo tecnologico ha portato a trovare nuove tecniche di produzione e macchinari all’avanguardia tali da garantire la massima qualità, pur sempre con un’attenzione ai costi di produzione.
La luce è puntata sulla ricerca che tenga conto della funzione che l’imballo andrà a svolgere, l’estetica e l’originalità sì, ma anche la fruibilità e la possibilità di riutilizzare dando nuova vita. Le azioni di eco-design che possono essere attuate agendo sul packaging allo scopo di ridurne l’impatto ambientale durante il ciclo di vita sono svariate:
– concepire un imballo che possa essere riutilizzato più volte,
– etichettare il packaging al fine di facilitare le operazioni di riciclo e/o riuso (separazione dei diversi componenti, ad esempio tappo in plastica e bottiglia in vetro),
– ottimizzare il consumo di materie prime innovando e creando design studiati ad hoc per la performance richiesta dall’utilizzatore,
– sostituire in parte o del tutto la materia prima vergine con materia già riciclata quando più conveniente e praticabile,
– ottimizzare i processi di produzione e quelli logistici, al fine di ridurre i consumi energetici e ridurre gli scarti,
-snellire il processo produttivo e d’imballaggio.
Lo scopo dell’etichetta ambientale è quello di unire tutti i soggetti nell’intento di sostenere l’ambiente che ci circonda, da chi estrae le materie prime a chi produce imballi, alla scelta finale del consumatore…
Concepire imballi ecosostenibili è una scelta, come abbiamo detto, necessaria e portarla a conoscenza di chi li utilizza rende tutti più consapevoli e responsabili del futuro.