Industrial Decarbonization Pact: un passo avanti per la produzione di carta e cartone sostenibile
“Sostenibilità” e “decarbonizzazione” sono le due parole chiave che guideranno la rivoluzione industriale. In ogni ambito produttivo, infatti, le aziende dovranno investire in ambito di sostenibilità per ottenere risultati che possano limitare l’impatto ambientale.
Che cos’è Industrial Decarbonization Pact?
L’Industrial Decarbonization Pact è un’alleanza che vede impegnate le industrie italiane nel comune impegno di ridurre le emissioni ed essere uno dei fattori acceleranti per la transizione ecologica del Paese.
In tal senso, si sono unite nella lotta al cambiamento climatico e alla riduzione dei gas serra industrie operanti nel settore dell’acciaio, della carta, del cemento, della ceramica, della chimica, le fonderie e per finire le industrie del vetro.
Questa unione è strategica perché unisce tutte le aziende verso un comune obiettivo di sviluppo volto alla sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Perché l’industria deve essere il motore della transizione ecologica?
Le industrie che abbiamo precedentemente citato rivestono un pezzo importante del tessuto economico italiano. Nel dettaglio, le industrie del comparto offrono occupazione a circa 700 mila persone, grazie alle quali producono circa il 5% della ricchezza italiana.
L’attuazione di un piano di investimenti importante e mirato potrebbe aiutare a ridurre le emissioni delle loro attività del 40% sostenendo ben 150 mila posti di lavoro.
Da quanto finora detto ci accorgiamo che il settore dell’industria è cruciale per il nostro Paese, costituendo la base di diverse filiere produttive. In tal senso, è fondamentale partire da questi settori per accelerare e completare la transizione ecologica, non solo a livello nazionale ma anche in riferimento agli obiettivi europei.
L’attività di queste industrie, come è noto, può essere un veicolo di produzione di gas che influiscono sul clima. Molte industrie si stanno impegnando nel diminuire le proprie emissioni sia certificando i processi di produzione e sia intraprendendo politiche di maggior sostenibilità cercando di armonizzare gli aspetti economici, sociali e ambientali connessi con la propria attività, le comunità locali e il territorio in cui incide il business.
Bisogna tener conto che tali settori sono spesso a monte e a valle dell’intera filiera produttiva. Se prendiamo il settore della carta e degli imballaggi in cartone, questo è fondamentale sia per la movimentazione merci, sia per la realizzazione di packaging per l’eCommerce e la produzione di packaging primario per tutti i prodotti che troviamo sugli scaffali dei negozi della piccola e grande distribuzione. Allo stesso tempo, il settore della carta è anche cruciale per il recupero, il riciclo e il riutilizzo della materia prima, così da immettere sul mercato un prodotto che abbia un ciclo di vita circolare.
Creando un ciclo virtuoso che possa rendere riutilizzabili le materie prime che vengono gettate dopo l’utilizzo, si pongono le basi per uno sfruttamento delle risorse più consapevole e mirato.
Proprio perché i settori industriali che abbiamo citato sono cruciali per l’economia e svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito della circolarità, è necessario attuare una strategia a lungo termine che possa ridurre l’impatto ambientale dei settori più energivori, così da preservare il loro ruolo economico e sociale.
Tutto questo soprattutto in vista degli obiettivi europei, dettati dall’Agenda 2030, che richiederanno uno sforzo massiccio, che se non accompagnato da azioni di sostegno adeguate, non potrà avere impatto sulla sostenibilità dell’industria italiana.
Qual è l’ostacolo maggiore che incontra il processo di decarbonizzazione?
A questo punto è lecito chiedersi: qual è l’ostacolo principale che ostacola la decarbonizzazione? Sicuramente al primo posto troviamo una burocrazia lenta e farraginosa. Non aiutano le opposizioni da parte delle comunità locali, che spesso bloccano lo sviluppo di nuovi impianti per le energie rinnovabili.
In tal senso è cruciale, in particolar modo per i settori più energivori, la creazione di impianti di energia rinnovabili che accelererebbero la riduzione delle emissioni di CO2, così da permettere il raggiungimento degli obiettivi prefissati per il 2030.
Come abbiamo detto in precedenza, ci sono diverse cause che rallentano la transizione economica. Anzitutto troviamo le lungaggini dal punto di vista burocratico. Il percorso che autorizza un impianto rinnovabile ha una durata di 7 anni circa. I costi relativi alla realizzazione sono fra i più alti in Europa.
La lentezza è dovuta, per esempio, alle moltiplicazioni dei centri decisionali, per cui talvolta il percorso si trasforma in una lotta tra enti locali e regionali. Inoltre, i lavori possono essere arrestati dopo la loro approvazione dalle soprintendenze ai beni culturali, che agiscono in base a linee guida anacronistiche e che non sono allineate con lo sviluppo e il progredire dei bisogni sociali e ambientali.
Come la lotta al cambiamento climatico rappresenta un’occasione di crescita economica?
Il rallentamento della transizione ecologica blocca anche un’azione seria e mirata di contrasto al cambiamento climatico.
Proprio quest’ultimo potrebbe rappresentare un’occasione di crescita economica, poiché saranno sempre più richiesti profili professionali orientati alla valutazione e alla programmazione di performance industriali più sostenibili.
Sia il settore delle energie rinnovabili, sia l’industria stessa, ma anche il settore economico, avranno bisogno di profili professionali in grado di sviluppare competenze tecniche, ma anche competenze di tipo manageriale, nell’ambito della creazione di strategie che renderanno più sostenibile la produzione industriale pur preservando gli obiettivi di crescita e di sviluppo.